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Aumentano i casi di tubercolosi farmaco resistenti

Infettivologia Redazione DottNet | 20/09/2010 16:59

2010 'annus horribilis' per la tubercolosi: tra i nuovi i casi registrati quest'anno dall'Organizzazione mondiale della sanità, la resistenza ai farmaci ha toccato picchi del 25% (un caso su 4). La 'super-tbc' dilaga, e in media si calcola che colpisca il 5% degli oltre 9 milioni di persone che si ammalano di questa infezione ogni anno nel pianeta. A lanciare l'allarme è un gruppo di esperti italiani relatori al 20esimo Congresso annuale della Società europea di medicina respiratoria (Ers), di Barcellona.

Proprio in occasione del summit catalano, che proseguirà fino al 22 settembre, viene lanciato il network 'TbNet' sostenuto dall'Ers e dai Cdc europei (Ecdc): un'alleanza continentale per promuovere lo sviluppo di nuovi test diagnostici e di nuove terapie efficaci, contro una malattia che uccide a livello globale quasi 2 milioni di persone all'anno. "La tubercolosi è un problema mondiale che va affrontato da tutta comunità internazionale", spiega Giovanni Battista Migliori, responsabile Malattie infettive per l'Ers e direttore del Centro collaboratore Oms per la Tbc e le patologie polmonari di Tradate (Varese). L'unione, insomma, fa la forza. Anche perché alla tubercolosi cosiddetta 'multidrug-resistant', (Mdr-Tb) che non risponde ai due antibiotici più potenti oggi sul mercato (isoniazide e rifampicina), si è aggiunta una forma di tbc 'extra-resistente', segnalata ufficialmente in 58 Paesi del mondo al marzo 2010: gli anglosassoni la chiamano 'extensively multidrug resistant' (Xdr-Tb), perché oltre non reagire a isoniazide e rifampicina è insensibile anche ai fluorochinoloni e ai tre farmaci anti-tbc iniettabili di seconda linea (amikacina, kanamicina, capreomicina). Meno di un caso di super-tbc su 3 (31%) riesce a essere curato con successo, evidenziano gli esperti. "Una percentuale ancora molto lontana dal target fissato dall'Oms all'85%", osserva Davide Manissero, a capo della Sezione infezioni del tratto respiratorio e coordinatore dell Programma tubercolosi degli Ecdc con base a Stoccolma, in Svezia.

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E ancora. "Il trattamento della tbc resistente è molto più lungo (servono fino a 2 anni)", avverte lo specialista. Per cercare di curarla si è costretti a utilizzare medicinali "meno efficaci e con più effetti collaterali", senza contare che l'alto tasso di abbandono della terapia (13,1%) aumenta il rischio di passare da super-tbc a extra. Non è tutto. "Del totale casi di tubercolosi - puntualizza Mario Raviglione, direttore del Dipartimento Stop Tb dell'Oms - più di un milione riguarda pazienti che già convivono con l'Hiv/Aids, con circa 500 mila morti", la metà dei malati. "Non è chiaro se l'infezione da Hiv sia un fattore di rischio per la tbc multiresistente, ma tra gli elementi noti che possono indurla ci sono cattivo assorbimento, intolleranza ai farmaci, interazioni e scarsa aderenza alle prescrizioni mediche fra chi abusa di sostanze intravena". Per vincere la guerra contro questo nemico sempre più corazzato, "è necessario che sia messo in atto ovunque un appropriato controllo della tubercolosi, basato sulla diagnosi rapida e precoce, e su un trattamento prolungato quanto serve. Solo così - conclude il rappresentante dell'agenzia ginevrina - sarà possibile interrompere la catena della trasmissione, abbattere le morti e prevenire le infezioni resistenti". Per il Gruppo La sanità che vorremmo, clicchi qui.

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